Questa espressione è una delle più comuni ascoltabili durante la visita medica. Devo dire che è riferita maggiormente dalle donne, non foss’altro perché più attente al dato estetico oltre che funzionale.
Ma di cosa stiamo parlando? Nella maggioranza dei casi il medico apprezza, a livello degli arti inferiori, o una “pastosità” del tessuto sottocutaneo o un franco “edema” che si palesa pigiando il polpastrello sul piano osseo dove rimane una fossetta più o meno accentuata: il segno della “fovea” appunto.
Distinguiamo innanzitutto tra “LINFEDEMA” e “LIPEDEMA” .
Il linfedema è una condizione caratterizzata da accumulo di liquido ricco in proteine in un qualsiasi distretto del corpo; si distingue in primario e secondario; è primario quando riguardo un disturbo nello sviluppo del sistema linfatico in eccesso o in difetto; è secondario quando il cattivo funzionamento è legato, in genere, ad un evento traumatico (per es. una frattura ossea complicata)o alla chirurgia o alla radioterapia o ad infezioni.
Il “LIPEDEMA” è invece dato da uno sviluppo anomalo del tessuto adiposo localizzato prevalentemente agli arti inferiori che può avere uno sviluppo ascendente o discendente. La diagnosi differenziale tra le due condizioni si fa pizzicando la cute alla base del 2° dito del piede o della mano: se si forma una plica è lipedema , se non si forma è linfedema.
Questa è la patologia; all’osservazione quotidiana è molto comune osservare, invece, un semplice aumento della quota di liquidi extracellulari; perché ristagnano? Vediamo un po’ quale è il normale funzionamento: le cellule del nostro corpo producono liquidi e sostanze di scarto che vengono drenati dai capillari linfatici: quindi, a partire dalla matrice extracellulare, si forma la LINFA che è un liquido trasparente, giallo paglierino, che contiene acqua, proteine, aminoacidi, lipidi, vitamine, ormoni, colesterolo, cellule ematiche. La LINFA ha l’importantissimo compito di recupero di proteine, di gestione del profilo lipidico, delle vitamine liposolubili. La linfa proveniente dall’intestino ha invece un colorito lattescente perché ricca il chilomicroni (molecole che trasportano i grassi).
Nel nostro organismo si genera un movimento importante, circa 20 litri, di liquidi dai capillari agli spazi extracellulari e da questi al sistema linfatico e di nuovo ai capillari.
Un dato rilevante è la riduzione della funzionalità del sistema linfatico nel soggetto obeso; ciò porta ad un ristagno negli spazi extracellulari di proteine ad alto peso molecolare ed acidi grassi liberi: tutto questo conduce ad uno stato infiammatorio ed allo sviluppo di nuovo tessuto adiposo.
Da quanto detto emerge che con forza dobbiamo assolutamente rivisitare il concetto di ”RITENZIONE IDRICA”: porre l’accento su idrico non rende ragione della complessità della situazione che non è certamente paragonabile ad un contenitore pieno di acqua da svuotare; proprio per questa ragione farsi prescrivere o peggio autoprescriversi un diuretico non serve a nulla in quanto riducendo solo la quota idrica nel sottocutaneo e non rimuovendo le proteine si genera una condizione di aumentata concentrazione di soluti che richiama ancora più acqua….peggio che andar di notte.
La cosiddetta “RITENZIONE IDRICA” va riformulata tenendo presente la contemporanea riduzione del volume idrico intracellulare e l’aumento dello spazio del connettivo extracellulare con conseguente riduzione dell’ossigeno alle cellule, aumento del sodio extracellulare e danni alle fibrille di collagene ed elastina, con evidenti fenomeni di glicazione.
Per migliorare la funzione del sistema linfatico dobbiamo mirare all’insieme del problema e non solamente all’edema periferico. Anche in questo caso una alimentazione ricca in modulatori epigenetici presenti nei vegetali e nella frutta provvede a migliorare le condizioni di insulino resistenza che si riverberano positivamente nella riduzione del tessuto adiposo.