La fame è una sensazione con la quale, forse, tanti di noi hanno il maggior contatto quotidiano; ci sono persone che mi hanno raccontato di “avere sempre FAME” indipendentemente dall’assunzione di cibo.
Normalmente la fame è una sensazione che ci avverte del bisogno di cibo, della necessità di introdurre energie per la sopravvivenza. Al giorno d’oggi, in questa società caratterizzata dall’edonismo alimentare, non si mangia più per la sopravvivenza bensì per procurarci piacere.
La sensazione di fame interviene dopo alcune ore dal pasto, allorquando il livello glicemico scende e si attivano i meccanismi per prepararsi ad un nuovo pasto. La fame può essere condizionata anche da altri fattori come l’attività fisica, consumo di più quindi devo ricaricarmi, la temperatura ambientale, in genere il freddo la aumenta ed il caldo la inibisce; nello sviluppare la fame intervengono anche altri due sensi come l’olfatto, il gusto e la vista che cooperano nel generare la fame o l’appetito; perché infatti è di fondamentale importanza distinguere tra fame ed appetito: la fame è il famigerato “buco” nello stomaco, espressione del calo glicemico e della necessità di integrare; l’appetito invece è il desiderio di qualcosa che più che compensare un calo glicemico deve compensare un calo di gratificazione…
Diversa è la sensazione di ripienezza, che è la sensazione di interrompere il pasto.
La sazietà invece è la netta sensazione di soddisfazione associata alla soppressione della fame.
Attraverso un ossequio costante all’appetito le persone perdono il controllo della propria alimentazione innescando un circuito perverso fatto da ricerca della gratificazione – alimentazione continua – perdita dell’autostima – ricerca della gratificazione nel cibo che funga da calmante e da antidepressivo. Da questa situazione scivolare verso condizioni patologiche il passo è breve.
I disturbi patologici del comportamento alimentare si rifanno generalmente a tre grosse categorie:
binge eating
bulimia
anoressia
il binge eating è un disturbo caratterizzato da violente abbuffate compulsive, durante le quali, in solitudine, viene ingerita una quantità spropositata di cibo; per fare diagnosi basta una abbuffata a settimana da almeno 6 mesi
La bulimia, un vero e proprio disturbo della sfera psichiatrica, si caratterizza per la presenza di abbuffate compulsive, almeno una volta la settimana cui seguono i cosiddetti comportamenti di compenso, volti a prevenire l’aumento di peso, cioè vomito autoindotto, uso smodato di lassativi e diuretici.
L’anoressia invece vede una restrizione importantissima della quantità di cibo introdotta fino a condurre l’organismo ad una situazione di riduzione notevole del peso corporeo. L’anoressia nervosa può essere accompagnata da abbuffate e condotte di compenso. Pensate, per i meccanismi di autoconsumo dell’organismo il cuore delle anoressiche può ridursi fin quasi alla metà delle dimensioni normali.
Il comportamento alimentare ha subito una evoluzione millenaria con dei meccanismi che hanno teso alla realizzazione di un equilibrio, di una omeostasi tra le strutture centrali del cervello, l’ipotalamo e le strutture periferiche come l’intestino ed il tessuto adiposo.
Importante rilievo assume il “food reward” ossia il meccanismo di “ricompensa” cerebrale legato all’attivazione delle vie dopaminergiche, nelle quali si libera l’ormone del piacere, la dopamina. Questo meccanismo legato alla dopamina è un importante stimolo di rinforzo nella ripetizione dell’alimentazione e nel generare e mantenere comportamenti compulsivi.
Il meccanismo di controllo della fame è assoggettato alla bilancia di alcuni ormoni che passano al cervello la notizia di stop o di avvio dell’alimentazione.
A livello cerebrale sono presenti due nuclei con funzioni opposte: il nucleo della fame e quello della sazietà; i segnali della fame sono detti oressigeni, quelli della sazietà anoressigeni; numerosi modulatori neurormonali mediano la rispota alla fame ed alla sazietà: leptina ed insulina dicono stop, la grelina da il via alla fame. Il neuropetide Y ed il peptide correlato alla proteina Agouti stimolano la fame, l’adiponectina stoppa la fame. Tali mediatori vengono liberati, per esempio dal tessuto adiposo bianco in risposta all’accumulo di trigliceridi. Se il tessuto adiposo si impoverisce di grassi parte un messaggio di accentuazione della fame per ripristinare le scorte.
Come si desume da queste brevi note i meccanismi alle spalle della nostra alimentazione sono complessi e come ripeto sempre, da questo mio blog, non riconducibili solamente alla superficiale semplicità delle calorie introdotte. Sempre di più in questo mondo complesso ciò che è nato con una funzione ha trovato modificazioni importanti; dalla necessità di mantenere in vita l’uomo, l’alimentazione è stata ammantata di significati completamente diversi che portano l’organismo a subire delle conseguenze a volte mortali.