Mi riferisco in questo articolo alle sostanze tossiche presenti nel cibo che normalmente portiamo sulla tavola per i nostri figli e per noi.
Sappiamo tutti che l’alimentazione a livello mondiale ha degli squilibri tragici, ci sono vastissime zone di FAME ed altrettanto vaste zone di spreco alimentare. L’aumento considerevole della popolazione mondiale ha determinato la necessità di un incremento della produzione agricola, cercando di mantenere i costi entro limiti contenuti. La cosiddetta globalizzazione ha ingenerato la rivoluzione verde, la cui caratteristica principale è stata quella di trasformare la pratica agricola in un comparto industriale; comparto industriale assoggettato alle regole di produzione ed ovviamente al mercato. Ormai da decenni, la ricerca della ottimizzazione produttiva, ha fatto sempre più uso di aiuti alle coltivazioni per il mantenimento dei livelli produttivi: aiuti sotto forma di fertilizzanti e di pesticidi.
La regolamentazione di questa materia è complessa e per quanto riguarda i pesticidi fa testo la Direttiva 91/414/CEE, che afferma inequivocabilmente che un pesticida può essere autorizzato soltanto se “non ha effetti nocivi, in maniera diretta o indiretta, sulla salute dell’uomo o degli animali” . Come espressione di intenti è ovviamente condivisibile, mentre è certamente più complessa la verifica sul campo, dei rischi reali o presunti, ai quali siamo sottoposti tutti, dall’esposizione cronica a sostanze sulla cui sicurezza abbiamo solo le rassicurazioni del produttore… a Napoli si dice: “acquaiuolo comm’è l’acqua? È fresca!!!!
I dati internazionali non sono rassicuranti: a livello mondiale le sostanze chimiche potenzialmente o effettivamente tossiche sono appena 150.000; di queste, 1.500 sono formalmente registrate; nei fatti il 75% delle sostanze usate si restringe a circa 50 sostanze diverse. Ogni anno a livello mondiale vengono sparati nell’ambiente 2.5 milioni di tonnellate di pesticidi prevalentemente ad uso agricolo.
In Europa l’Italia detiene il record: 61.890 tonnellate in un anno con una media di 5.6 kg per ettaro di terreno. Questi dati sono relativi al 2006 e per fortuna già nel 2012 il trend è in calo con una riduzione di 33.000 tonnellate pari al 19,8 % in meno nel corso del decennio 2002-2012. Contemporaneamente è incrementata la quantità di terreno coltivata in maniera biologica.
La ricaduta sulla nostra salute di tutto ciò? I pesticidi vengono utilizzati prevalentemente nelle colture di frutta e verdura; la Comunità Europea ha stabilito delle soglie di presenza delle sostanze, dette LMR, ossia Livello Massimo di Residuo, oltre le quali il cibo non è adatto all’alimentazione umana. Purtroppo proprio frutta e verdura conservano dei valori residuali di pesticidi misurabili. Lavare la frutta e la verdura sembra essere utile ad abbattere il Residuo anche se la cottura sembra accentuarlo.
Anche negli animali da allevamento si rilevano pesticidi, localizzati prevalentemente nel grasso, derivati dall’alimentazione dell’animale con mangimi contaminati. Stesso discorso vale, pari pari, per il latte e quindi per i prodotti derivati dal latte. Tale fenomeno è legato alla caratteristica di lipofilia dei pesticidi con bioaccumulo a livello del tessuto adiposo.
Il contatto quotidiano con l’insieme delle sostanze nocive può determinare dei fenomeni di stimolazione o di inibizione del nostro genoma con effetti che non sono facilmente valutabili; uno studio clinico su un pesticida, usato in agricoltura, il Vinclozolin, attualmente vietato, mostrava come l’esposizione di cavie di sesso maschile, durante la fase di sviluppo sessuale al Vinclozolin, determinava una importante riduzione della fertilità maschile anche per le quattro generazioni successive.
Oltre ai danni alla nostra salute bisogna considerare i danni che l’uso indiscriminato dei pesticidi arreca all’ambiente. L’irrorazione con pesticidi di un campo per es. diffonde il pesticida anche ad elementi non target come aria, acqua delle falde acquifere e piante circostanti; tutto ciò si tramuta in perdita della biodiversità agraria, in fenomeni di perdita di fertilità dei terreni e di erosione progressiva dei terreni. In una parola i pesticidi alterano a volte irrimediabilmente l’ecosistema dei terreni, distruggendo la flora batterica responsabile dei fenomeni di degradazione delle sostanze sintetiche presenti nel terreno.
Il pericolo del danno epigenetico è notevole e purtroppo corriamo il serio rischio di poterlo valutare solo con generazioni di ritardo.
Io credo che solo attraverso una conoscenza più diffusa e capillare dei problemi da parte di tutti noi si possa arrivare ad un movimento dal basso che lasci sugli scaffali dei supermercati i prodotti alimentari figli dell’industria alimentare , della globalizzazione e dell’indifferenza verso la salute dell’uomo.